L’Italia leader europeo nell’economia circolare, ma serve accelerare la transizione
Il 7° Rapporto del Circular Economy Network conferma il primato italiano, ma evidenzia le sfide per ridurre la dipendenza dalle importazioni*
L’economia circolare si conferma come uno dei pilastri fondamentali per la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, capace di coniugare crescita economica, tutela ambientale e competitività industriale. In un contesto internazionale segnato da crisi geopolitiche, volatilità dei mercati e crescente scarsità delle risorse naturali, la circolarità rappresenta una strategia imprescindibile per il benessere collettivo e la resilienza dei sistemi produttivi. Il 7° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia, curato dal Circular Economy Network e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, fotografa con dati, analisi e proposte lo stato dell’arte e le prospettive del nostro Paese, leader europeo per livello di circolarità.
L’Unione Europea mette la circolarità al centro delle proprie strategie di transizione verso la sostenibilità.
L’Europa accelera: Clean Industrial Deal e nuove normative
L’Unione Europea conferma la sua leadership globale nella transizione circolare, con il Clean Industrial Deal presentato a febbraio 2025 che fissa l’obiettivo di raddoppiare il tasso di circolarità dell’economia europea dall’11,8% del 2023 al 24% nel 2030. Il Circular Economy Act, atteso nel 2026, punta a rafforzare l’uso di materie prime seconde e la circolarità dei processi industriali. Il pacchetto normativo europeo è imponente: Regolamento sulla progettazione ecocompatibile (ecodesign), la Direttiva sul diritto alla riparazione, il Regolamento sugli imballaggi, il Regolamento sulle materie prime critiche, la Direttiva greenwashing, la nuova Direttiva sulla gestione delle acque reflue urbane, il Regolamento prodotti da costruzione, il Regolamento sulle spedizioni transfrontaliere di rifiuti, la Direttiva che adegua la disciplina RAEE. Sono inoltre in via di approvazione la Direttiva “Green claims” e il Regolamento di veicoli e veicoli fuori uso. La sfida principale resta il reperimento delle risorse finanziarie necessarie per sostenere la transizione, tema centrale anche nei rapporti Draghi e Letta, nonché l’impegno del nostro paese alla efficace implementazione di tutte le misure appena citate.
Italia: dipendenza dalle importazioni e competitività
L’Italia, Paese manifatturiero per eccellenza, si trova in una posizione di vantaggio nella circolarità, ma deve affrontare alcune criticità strutturali. Nel 2023, la dipendenza dalle importazioni di materiali ha raggiunto il 48% del fabbisogno complessivo, più del doppio della media UE (22%). Il costo delle importazioni è passato da 424,2 miliardi di euro nel 2019 a 568,7 miliardi nel 2024 (+34%), nonostante una diminuzione delle quantità importate, segno di un forte aumento dei prezzi delle materie prime. In particolare, la spesa per i combustibili fossili è cresciuta del 40% pur a fronte di una riduzione delle quantità importate.
Secondo Cassa Depositi e Prestiti, nel 2024 l’adozione di pratiche circolari ha altresì generato un risparmio di oltre 16,4 miliardi di euro per le imprese manifatturiere, pari però soltanto al 15% dell’obiettivo potenziale totale stimato di 119 miliardi entro il 2030.
La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha elaborato due scenari al 2030:
- Business as usual: il tasso di riciclo dei rifiuti raggiungerebbe il 77% (dal 70% del 2020), la produzione di rifiuti aumenterebbe del 4%, il consumo interno di materiali crescerebbe da 459 a 611 milioni di tonnellate.
- Scenario di maggiore circolarità: riduzione annua del 3,5% del consumo di materiali dal 2022, crescita dell’1,5% annuo del tasso di riciclo dal 2021, riduzione dell’1% annuo della produzione di rifiuti dal 2021.
In quest’ultimo scenario, il consumo complessivo di materiali nel 2030 diminuirebbe del 14,5% rispetto al 2020, la produzione di rifiuti calerebbe di 17 milioni di tonnellate, il tasso di riciclo salirebbe all’89,8%. La dipendenza dall’estero si ridurrebbe di 40 milioni di tonnellate, con un risparmio di ben 82,5 miliardi di euro.
Il rapporto fotografa un Paese manifatturiero capace di eccellere nel riciclo ma ancora troppo dipendente dalle importazioni di materie prime.
Circolarità e neutralità climatica
L’aumento della circolarità contribuisce in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas serra. La Commissione Europea stima che i miglioramenti della circolarità possano ridurre i costi del sistema energetico del 7% tra il 2031 e il 2050, pari a un risparmio annuo di 45 miliardi di euro. Inoltre, le imprese soggette al sistema ETS possono beneficiare di minori oneri grazie alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni.
Materie prime critiche: un nodo strategico
Nonostante la loro importanza, il contributo delle materie prime riciclate in Italia resta limitato: solo piombo e rame superano il 50% di riciclo; argento, oro, cobalto e nichel sono sotto il 25%, mentre litio, gallio e scandio sono quasi assenti. Secondo Studio Ambrosetti – Erion, le materie prime critiche contribuiscono a una produzione industriale di circa 564 miliardi di euro e all’export per 444 miliardi. Se l’Italia adottasse le migliori pratiche europee, potrebbe recuperare 7.600 tonnellate di materie prime critiche.
Politiche e strumenti: luci e ombre
La strategia nazionale per l’Economia Circolare ha visto alcuni avanzamenti normativi: legge 115/2024 su materie prime critiche, D.L. 131/2024 sui RAEE, D.M. 127/2024 sugli inerti da costruzione e demolizione, nuovi Criteri Ambientali Minimi. Tuttavia, il Piano Transizione 5.0 ha deluso le aspettative, soprattutto per la mancanza di riferimenti espliciti all’economia circolare e per le difficoltà di accesso ai finanziamenti. È auspicabile che i fondi inutilizzati vengano riorientati su investimenti per la transizione digitale ed ecologica e non dispersi per altri scopi.
Classifica europea: Italia seconda solo ai Paesi Bassi
L’Italia è leader tra le principali economie europee per livello di circolarità e seconda tra i 27 Paesi UE, preceduta solo dai Paesi Bassi. Seguono Germania, Belgio, Francia, Austria e Spagna. Le performance peggiori si registrano in Grecia, Cipro, Malta, Romania e Bulgaria, oltre a Danimarca e Finlandia, penalizzate dall’elevato consumo di materiali e dal basso impiego di materie prime seconde.
Consumo di materiali e produttività delle risorse
Nel 2023 il consumo di materiali in Italia è stato di 11,1 tonnellate pro capite, inferiore alla media UE (14,1 t/ab) ma in crescita del 5,5% rispetto al 2019. Solo la Spagna, tra i grandi Paesi, consuma meno (7,7 t/ab). Germania e Francia registrano valori più elevati (13,7 e 13,1 t/ab).
La produttività delle risorse in Italia ha raggiunto 4,3 euro di PIL per ogni kg di risorse consumate, in netto miglioramento rispetto ai 3,6 euro/kg del 2019 e superiore alla media UE (2,7 euro/kg). Spagna, Francia e Germania si attestano rispettivamente a 4,1, 3,5 e 3,4 euro/kg.
Produzione e gestione dei rifiuti
Nel 2023 la produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia è stata di 496 kg/ab, in calo dell’1,4% rispetto al 2019. Germania e Francia superano la media UE (601 e 530 kg/ab), mentre la Spagna si ferma a 465 kg/ab. Negli ultimi cinque anni la produzione pro capite di rifiuti è aumentata dell’1,2% nella UE, ma è diminuita in Francia (-4,5%), Spagna (-1,5%) e Germania (-1,3%).
Il tasso di riciclaggio dei rifiuti urbani in Italia è salito al 50,8% nel 2023, sopra il target UE del 50% fissato per il 2020, ma ancora sotto gli obiettivi stabiliti per il 2025 (55%), il 2030 (60%) e il 2035 (65%). La Germania guida con il 68,2%, seguita dall’Italia, mentre Francia (42,2%) e Spagna (41,4%) sono sotto la media UE (48,2%).
Per i rifiuti totali, l’Italia si conferma leader con un tasso di riciclaggio del 72% nel 2020, seguita da Germania (55%), Spagna (48%) e Francia (47%). Per i rifiuti di imballaggio, l’Italia ha raggiunto il 70,7% nel 2022, superando la media UE (65,4%) e gli altri grandi Paesi.
Il tasso di utilizzo circolare di materia (CMU), definito come il rapporto tra l’uso di materie prime seconde generate con il riciclo e il consumo complessivo di materiali, in Italia è stato del 20,8% nel 2023, in crescita di 2 punti rispetto al 2019 e nettamente superiore alla media UE (11,8%). Seguono Francia (17,6%), Germania (13,9%) e Spagna (8,5%).
Italia leader in Europa, ma diminuiscono gli investimenti privati in attività tipiche dell’Economia Circolare.
Competitività, innovazione e occupazione
Nel 2023 gli investimenti privati in attività tipiche dell’economia circolare nell’UE sono stati pari a 130,6 miliardi di euro (0,8% del PIL). L’Italia, con 10,2 miliardi (0,5% del PIL), è terza dopo Germania (39,5 miliardi) e Francia (22,5 miliardi). Tuttavia, rispetto al 2019, gli investimenti italiani hanno visto un crollo del 22% (da 13,1 miliardi), passando dallo 0,7% allo 0,5% del PIL.
In termini di occupazione, la UE ha visto una diminuzione del 2% tra il 2019 e il 2023 (da 4,5 a 4,4 milioni di occupati). In Italia, gli occupati in attività circolari sono 508.000 (-7%), pari al 2% del totale, in linea con la media UE e con la Spagna, ma superiore a Francia (1,8%) e Germania (1,7%).
Il valore aggiunto generato in Italia da attività circolari è stato di 34,5 miliardi di euro nel 2023 (1,6% del PIL), in crescita rispetto ai 32,9 miliardi del 2019, ma di nuovo in calo come quota sul PIL (dal 1,8% al 1,6%).
Conclusione
L’Italia si conferma ai vertici europei per livello di circolarità, seconda solo ai Paesi Bassi e prima tra le grandi economie continentali. Questa posizione di leadership, però, non è acquisita una volta per tutte: la concorrenza internazionale si fa più intensa e la transizione verso un’economia pienamente circolare richiede un costante aggiornamento di strategie, politiche e investimenti.
La circolarità rappresenta una leva strategica per rafforzare la competitività, la resilienza e la sostenibilità del sistema produttivo nazionale. L’adozione di pratiche circolari ha già generato risparmi significativi per le imprese e può contribuire in modo decisivo alla decarbonizzazione e alla neutralità climatica, riducendo emissioni e costi energetici. Tuttavia, permangono criticità strutturali: la dipendenza dall’estero per materie prime (48% del fabbisogno), il ritardo nel riciclo di materie prime critiche e la necessità di rafforzare le filiere del riciclo.
L’Unione Europea accelera con nuovi obiettivi e normative stringenti (Clean Industrial Deal, Circular Economy Act, regolamenti su ecodesign, imballaggi, materie prime critiche, ecc.), imponendo all’Italia un cambio di passo nell’attuazione delle direttive, nella governance e nella capacità di attrarre investimenti.
Le priorità per il futuro sono chiare: incrementare gli investimenti in innovazione e tecnologie circolari, rafforzare le filiere del riciclo e delle materie prime seconde, ridurre la dipendenza dalle importazioni di materiali critici e promuovere una cultura della circolarità tra imprese, cittadini e istituzioni. Solo con un approccio integrato e sistemico sarà possibile trasformare la circolarità in un vero motore di competitività, sostenibilità e benessere, contribuendo agli obiettivi europei di neutralità climatica e resilienza economica.
(*) Commento al “7° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia”, 2025, Circular Economy Network
Circular Economy Network (CEN)
Il Circular Economy Network è un’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, con la partecipazione di un gruppo di importanti imprese e organizzazioni, che svolge le seguenti attività in materia di Economia Circolare:
- di costante aggiornamento e di informazione sulle normative, nazionali ed europee, sulle innovazioni tecnologiche e organizzative e sulle buone pratiche;
- di confronto con le istituzioni ai vari livelli, nazionale ed europeo, con i vari soggetti interessati, organizzando incontri, forum tematici e una Conferenza nazionale annuale;
- di analisi, di ricerca e studio, con la pubblicazione di un Rapporto annuale.
www.circulareconomynetwork.it
www.fondazionesvilupposostenibile.org
Risorse correlate
Digitali e sostenibili: le imprese che cambiano il mondo
In un contesto di crescente attenzione ai criteri Ambientali, Sociali e di Governance, le aziende…
Sostenibilità in azienda: sfide, strategie e prossimi passi
Siamo entusiasti di presentare il report: "Le sfide nel processo di integrazione della sostenibilità in…
Pronti, ai posti, via!
La creazione del successo sostenibile parte dalla costruzione di una solida governance aziendale, elemento chiave…
L’Economia circolare in Italia: stato dell’arte e prospettive future
In un Italia leader a livello europeo nella performance di circolarità, le PMI necessitano di…